Papilionea

PAPILIONEA

Avversità delle collezioni: la luce

La luce è ciò che ci permette di apprezzare tutti i meravigliosi colori che caratterizzano le ali dei Lepidotteri. Dal bianco della cavolaia (Pieris brassicae) al giallo della cedronella (Gonepteryx rhamni), fino al bruno-scuro della circe (Brintesia circe). Tuttavia la luce, grande alleata dell’occhio umano, è anche un lento e inesorabile nemico delle collezioni entomologiche. Così come per le conchiglie che, se lasciate per mesi al sole diventano bianche, anche gli esemplari di una collezione subiscono questo fenomeno. Ma come fa la luce a sbiadire la superficie delle ali e del corpo?

Lo spettro visibile dei colori evidenziato da minuscole gocce d'acqua.

Lo spettro visibile dei colori evidenziato da minuscole gocce d’acqua.

La luce è per definizione una radiazione presente all’interno di una certa porzione dello spettro elettromagnetico. Di solito è definita come luce visibile, in quanto è, per l’appunto, visibile all’occhio umano con lunghezze d’onda nell’intervallo di 400-700 nanometri. La luce del sole, che all’apparenza è bianca, è in realtà composta da uno spettro luminoso che va dal viola al rosso. L’effetto della scomposizione dei colori della luce è ben visibile nei casi in cui, per esempio, nubi di gocce d’acqua in sospensione creano l’effetto arcobaleno. Qualsiasi oggetto assorbe alcuni colori dello spettro luminoso e ne riflette altri; ciò dipende dalla composizione molecolare dell’oggetto stesso. Noi vediamo le foglie verdi perché assorbono tutte le frequenze luminose tranne il verde, che viene riflesso. Allo stesso modo vediamo i pomodori rossi dato che l’unica frequenza che riflettono, quella rossa, viene rimandata indietro e percepita dai nostri occhi come tale. D’altra parte un oggetto risulterà bianco se questo non assorbe alcun colore. Nel caso in cui un altro oggetto assorba tutti i colori dello spettro luminoso questo ci apparirà di colore nero.

Confronto fra due esemplari di Euplagia quadripunctaria. In questo caso si può osservare un esempio estremo di perdita dei pigmenti rossi.

Il fenomeno preso in esame per questo articolo, ossia lo sbiadimento dei pigmenti, non è altro che il risultato della così detta azione fotochimica. E qui entra in campo il fotone, particella elementare della luce e di tutte le altre forme di radiazione elettromagnetica. Essenzialmente, si tratta di una particella elementare senza massa che trasporta un’unità di energia elettromagnetica. I fotoni sono i mediatori della forza elettromagnetica e possono manifestarsi in varie energie, determinando così la frequenza e la lunghezza d’onda della luce. In breve, sono le “unità” fondamentali della luce. Quando un fotone viene assorbito dalla molecola di un pigmento, questa si eleva a uno stato di energia più elevato, quindi la sua composizione chimica cambia. Tale cambiamento viene percepito al nostro occhio sotto forma di sbiadimento. La durata di questo fenomeno può variare di moltissimo, a seconda del tempo di esposizione alla sorgente luminosa, così come dalla tipologia di tale sorgente.

Confronto fra due vecchi esemplari di Argema mittrei. Il primo risale al 1979 e mantiene il suo colore originale. Il secondo, decisamente più datato, ha perso la vivacità del colore di fondo.

Nelle cose inanimate, come gli esemplari di una collezione di farfalle, il bombardamento continuo da parte dell’energia luminosa causa la distruzione delle molecole dei pigmenti. Colori caldi come il rosso e l’arancione possono virare in toni decisamente smorti. Nel caso in cui la colorazione sia di tipo strutturale, come nelle farfalle neotropicali del genere Morpho, la luce non sarà mai in grado di arrecare alcun danno.

Confronto fra due esemplari di Acherontia atropos. Quello in alto risale agli anni ’40 e mantiene tutt’ora tonalità di colori molto vivaci. Quello sotto è esposto in un museo dove è costantemente bombardato dalla luce artificiale.

Prevenzione

Sembra un assurdo paradosso dover tenere delle bestiole così belle e colorate al buio, come se si fosse costretti a scegliere tra la visibilità e l’irreparabile danno. Qualsiasi esemplare di una collezione scientifica deve essere mantenuto il più a lungo possibile nelle condizioni ottimali di quando è stato raccolto. Per evitare che i pigmenti perdano vivacità vi basterà riporre le scatole entomologiche all’interno di appositi mobili a ripiani o cassetti, in cui la luce solare o artificiale non possa entrare direttamente. Il deterioramento della luce è un processo molto lento che varia a seconda dell’intensità della luce stessa. Un esemplare lasciato esposto in piena luce solare, o artificiale, sbiadirà molto prima di uno esposto ai raggi luminosi emessi da una singola lampadina. Purtroppo non esiste rimedio per un esemplare sbiadito, in quanto il deterioramento dei pigmenti è un processo irreversibile.

In ogni caso esporre una scatola entomologica alla luce indiretta per qualche ora non causerà alcun danno a lungo termine. Quindi possiamo evitare di studiare il materiale con un lumicino!