Papilionea

PAPILIONEA

Note sulla presunta estinzione dell’Urania sloanus

La famiglia degli Uranidi (Uraniidae) annovera alcune tra le più spettacolari specie di falene a volo diurno conosciute al mondo. Basti pensare all’Urania del Madagascar (Chrysiridia rhipheus) sulle cui ali ritroviamo, su di un fondo color nero velluto, scaglie che mostrano tutti i colori dello spettro luminoso dal verde smeraldo al viola purpureo intenso. Per parlare della specie di oggi dobbiamo spostarci dal Madagascar fino al Centro America, e più precisamente in Giamaica. Quest’ isola è infatti la patria di una specie endemica, ufficialmente ritenuta estinta. Stiamo parlando dell’Urania di Sloane (Urania sloanus), specie altrettanto appariscente come la sua sorella africana.

Questa falena a volo diurno viene osservata e documentata per la prima volta, almeno da un punto di vista scientifico, dal naturalista britannico Sir Hans Sloane (1660-1753), durante il suo viaggio in Giamaica effettuato tra il 1687 e il 1689. Durante il periodo di permanenza nell’isola Sloane raccoglie e assembla una delle più importanti collezioni di storia naturale del mondo, oggi custodita presso il British Museum di Londra. Diversi anni dopo, nel 1725, viene pubblicata l’opera “A Voyage to the Islands Madera, Barbadoes, Nieves, St. Cristophers and Jamaica” in due volumi, dove Sloane parla per la prima volta di questa curiosa falena. La specie verrà descritta soltanto 54 anni dopo da Cramer che le attribuisce il nome di Papilio sloanus, in onore di colui che l’aveva scoperta. Nel 1816 l’entomologo Jacob Hübner (1761-1826) colloca definitivamente la sloanus nell’attuale genere Urania. Nel volume “Entomology: Foreign Butterflies, Volume 5” di James Duncan, datato 1837, si parla già di una specie rara e localizzata. Il naturalista inglese Philip Henry Gosse nei suoi scritti osserva che le falene sono attive durante il giorno e al tramonto, e apprezzano molto il nettare dei fiori di mango e di avocado (1851-1882). Gli ultimi ritrovamenti vengono fatti risalire fra il 1894 e il 1895 (Lees and Smith, 1991).

Esemplare di U. sloanus conservato presso il Naturalis Biodiversity Center (NL) – foto: Naturalis Biodiversity Center.

I dati di raccolta scritti nei cartellini dei due esemplari di U. sloanus, rispettivamente un maschio raccolto da collezionisti locali nel 1908 e attualmente conservato nella collezione di Roberto Vinciguerra a Palermo, e una femmina raccolta dai medesimi sempre nello stesso anno (collezione Gianluigi Penati a Milano), indicherebbero che la specie era ancora presente in quegli anni. Tuttavia non è chiaro se la data sui cartellini corrisponda effettivamente all’anno di raccolta o all’ingresso nella collezione dell’epoca. Questo fatto non può quindi costituire una prova molto attendibile. Negli anni ’30 l’entomologo russo Andrey Avinoff (1884-1949) documenta la presenza di U. sloanus in Giamaica, ma questo viene considerato secondo alcuni come un dato erroneo. Si ritiene infatti che Avinoff abbia acquistato alcuni esemplari da vecchie collezioni di fine ‘800. Sul sito InsectNet.com l’utente robert61 riferisce di un esemplare raccolto da un suo amico intorno al 1970. Costui avrebbe visitato quelle aree per parecchie volte, senza trovare alcun esemplare. Lo stesso utente riferisce anche di due esemplari raccolti intorno al 1975 da un collezionista olandese. Un altro collezionista, un certo Ottfried Legler, la cui collezione è custodita in un museo tedesco, avrebbe acquistato da lui i due esemplari diversi anni dopo ad una fiera di Francoforte. All’atto della vendita l’olandese riferisce di non essere in possesso della indicazione del punto di raccolta, ma conferma di aver raccolto gli esemplari lui stesso. Il ricercatore lepidotterologo Payam Zehzad sostiene che questa specie vola ancora in Giamaica. Inoltre, cinque anni fa, un suo amico tedesco collezionista e venditore di Lepidotteri gli ha detto che gli avrebbe inviato una coppia di U. sloanus ai fini di uno scambio d’esemplari. La transazione non è andata a finire bene poiché, per gravi motivi di salute, il tedesco si è ritirato definitivamente dal mondo del collezionismo, quindi i due esemplari non sono mai stati scambiati. Il signor M. D. P. Gamiz riferisce di aver ricevuto 8-10 esemplari raccolti da collezionisti locali giamaicani tra il 1999 e il 2000, da qualche parte nelle foreste delle Blue Mountains. In seguito tutti gli esemplari sono stati venduti tutti a collezionisti giapponesi a prezzi esorbitanti. Nel 2009, secondo Vinciguerra, lo status di specie estinta appare quantomeno discutibile e afferma che sono necessarie accurate ricerche laddove sussistono i biotopi ideali. Nel settembre 2013 viene pubblicato il documento “Developing the Jamaica Clearing-House Mechanism dove l’U. sloanus” viene indicata come specie estinta. In una discussione sul forum InsectNet.com risalente all’aprile 2013, Manfred, uno dei membri noto con l’alias “hewi”, mostra l’immagine di una coppia di U. sloanus. Entrambi gli esemplari sono provvisti di cartellino; femmina e maschio sarebbero stati raccolti rispettivamente nell’ottobre 1919 agosto 1977.

Restano molti dubbi sulla effettiva estinzione di questa specie. Le cause del forte declino nel numero delle popolazioni vanno ricercate soprattutto negli interventi ad opera dell’uomo. Durante l’era coloniale, infatti, in Giamaica si è assistito ad una considerevole distruzione degli habitat naturali per convertirli in terreni agricoli. Questo ha causato una forte rarefazione degli habitat in cui la specie è sempre vissuta. Stando a quanto detto nel presente articolo, durante lo scorso secolo è stato caratterizzato da catture sporadiche sulle quali appare difficile se non impossibile dare una valutazione chiara di salute della specie. Appare curioso che non sia mai uscita una segnalazione faunistica che, in via ufficiosa, avrebbe smentito la notizia ufficiale dell’estinzione avvenuta a cavallo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900.

Credo che non si possa ancora mettere la parola fine alla storia naturale di questa splendida falena. Mi è stata data conferma che gli esemplari raccolti fra il 1999 e il 2000 provenivano dalle foreste delle Blue Mountains, dove la specie sarebbe considerata scarsa o sporadica. Sarebbe opportuno organizzare una spedizione in situ per verificare in maniera diretta l’effettiva presenza o assenza di tale specie.